giovedì 13 marzo 2008
testo: time of your life
Another turning point, a fork stuck in the road
Time grabs you by the wrist, directs you where to go
So make the best of this test, and don't ask why
It's not a question, but a lesson learned in time
It's something unpredictable, but in the end is right.
I hope you had the time of your life.
So take the photographs, and still frames in your mind
Hang it on a shelf in good health and good time
Tattoos of memories and dead skin on trial
For what it's worth it was worth all the while
It's something unpredictable, but in the end is right.
I hope you had the time of your life.
It's something unpredictable, but in the end is right.
I hope you had the time of your life.
It's something unpredictable, but in the end is right.
I hope you had the time of your life
Un'altra svolta;
una biforcazione della strada il tempo ti afferra per il polso;
ti indirizza nella direzione in cui devi andare quindi,
fai del tuo meglio e non chiedere perchè
Non è un interrogativo ma una lezione imparata nel corso del tempo
E' qualcosa che non puoi prevedere ma alla fine è giusto che sia andata così
Spero che tu abbia vissuto i bei momenti della tua vita
E così, imprimi le foto ed i fermo-immagine nella tua mente
Riponili sulla mensola della buona salute e dei bei tempi
Tatuaggi di ricordi e pelli dipinte con le tribolazioni
Per cosa vale la pena? ne vale sempre la pena
E' qualcosa che non puoi prevedere ma alla fine è giusto che sia andata così
Spero che tu abbia vissuto i bei momenti della tua vita
Quasi perfetta
Spettacolo “Quasi Perfetta”,
In scena c'è solo un'attrice, Giulia Bacchetta, bravissima, coinvolta e coinvolgente.
L'argomento è delicato: l'anoressia. E poi Giulia diventa Alice, la protagonista del monologo e racconta di com’Ë cominciato il suo disagio e delle figure che le gravitano intorno, impersonandole tutte ma senza mai perdere di vista Alice.
Il monologo dura un'ora ma è serrato, c'è movimento.
Si parla di una malattia psichica che passa attraverso il corpo, quindi il corpo cambia.
E gradualmente entriamo nel nuovo mondo di Alice, non solo nel suo dolore ma nella nuova persona che sta nascendo, nei suoi bisogni finalmente svelati, nel suo indicibile che finalmente viene espresso, nei suoi desideri.
E tutti i pregiudizi che accompagnano questa malattia sono smentiti sulla scena.
La storia di Alice è come tante in cui un disagio, apparentemente nella norma, si trasforma e si amplifica fino a sfociare in una grave patologia.
Con Alice è portata in scena una sorta di diario a flash-back, a ricordi, a immagini; la personalità della protagonista si trasforma, i suoi pensieri diventano ossessione.
Pian piano il suo disagio, nato, come spesso avviene, in modo subdolo e silenzioso, si fa eclatante e disperato.
L'anoressia cela un profondo disagio che si tenta di mettere a tacere attraverso il controllo ossessivo delle calorie e del peso.
Quasi perfetta è uno spettacolo forte e necessario, che ci fa confrontare con l’attualità e la durezza del tema grazie al linguaggio
evocativo e simbolico del teatro.
Emozioni forti accompagnano lo spettatore durante la visione di questo spettacolo, in mezzo alla sala gremita di gente, si è soli al cospetto del dolore, dei sentimenti, delle paure di Alice.
Ecco che l’anoressia viene vista come una fame disperata d’amore.
Ma né la mamma, che pensa che nel bagno lei fumi, né il papà assente, né Irene, la sua migliore amica che va con il ragazzo di cui lei era innamorata, sanno saziare questa sua fame.
Spettacolo a parer mio costruito ottimamente, dalla scelta del monologo agli effetti scenici.Il dolore del vomito è espresso esaustivamente, momento forte e sofferente quando l’attrice disegna su di se le ossa, si pittura la faccia facendsi occhiaie nere come la pece.
In scena c'è solo un'attrice, Giulia Bacchetta, bravissima, coinvolta e coinvolgente.
L'argomento è delicato: l'anoressia. E poi Giulia diventa Alice, la protagonista del monologo e racconta di com’Ë cominciato il suo disagio e delle figure che le gravitano intorno, impersonandole tutte ma senza mai perdere di vista Alice.
Il monologo dura un'ora ma è serrato, c'è movimento.
Si parla di una malattia psichica che passa attraverso il corpo, quindi il corpo cambia.
E gradualmente entriamo nel nuovo mondo di Alice, non solo nel suo dolore ma nella nuova persona che sta nascendo, nei suoi bisogni finalmente svelati, nel suo indicibile che finalmente viene espresso, nei suoi desideri.
E tutti i pregiudizi che accompagnano questa malattia sono smentiti sulla scena.
La storia di Alice è come tante in cui un disagio, apparentemente nella norma, si trasforma e si amplifica fino a sfociare in una grave patologia.
Con Alice è portata in scena una sorta di diario a flash-back, a ricordi, a immagini; la personalità della protagonista si trasforma, i suoi pensieri diventano ossessione.
Pian piano il suo disagio, nato, come spesso avviene, in modo subdolo e silenzioso, si fa eclatante e disperato.
L'anoressia cela un profondo disagio che si tenta di mettere a tacere attraverso il controllo ossessivo delle calorie e del peso.
Quasi perfetta è uno spettacolo forte e necessario, che ci fa confrontare con l’attualità e la durezza del tema grazie al linguaggio
evocativo e simbolico del teatro.
Emozioni forti accompagnano lo spettatore durante la visione di questo spettacolo, in mezzo alla sala gremita di gente, si è soli al cospetto del dolore, dei sentimenti, delle paure di Alice.
Ecco che l’anoressia viene vista come una fame disperata d’amore.
Ma né la mamma, che pensa che nel bagno lei fumi, né il papà assente, né Irene, la sua migliore amica che va con il ragazzo di cui lei era innamorata, sanno saziare questa sua fame.
Spettacolo a parer mio costruito ottimamente, dalla scelta del monologo agli effetti scenici.Il dolore del vomito è espresso esaustivamente, momento forte e sofferente quando l’attrice disegna su di se le ossa, si pittura la faccia facendsi occhiaie nere come la pece.
lunedì 14 gennaio 2008
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